Lungo il Nilo al tempo delle piramidi

“Lungo il Nilo ai tempi delle piramidi”

testo in catalogo di Roberto Buongarzone

“Lungo il Nilo ai tempi delle piramidi”

Le ragioni di una passione sono molte: quella per Saqqara la devo essenzialmente alla mia maestra, Edda Bresciani, che, negli anni in cui si consolidava il mio interesse per l’egittologia, mi ha voluto con sé alla tomba di Bakenrenef, un “palazzo funerario” scavato nella falesia orientale della necropoli. I ricordi di quelle settimane passate a leggere insieme i blocchi decorati della tomba, iscritti con il Libro dei Morti; l’entusiasmo condiviso da tutta la missione alla scoperta di un nuovo testo o alla ricostruzione virtuale della decorazione di un pilastro; ma soprattutto il ragionare sui perché di un programma decorativo vasto e unico: sono tutti elementi della mia storia personale che mi hanno portato a scegliere l’argomento di questo libro.

Le scene delle mastabe dell’Antico Regno, fotografate magistralmente dal mio amico Cesare Di Liborio, sono state analizzate da molti punti di vista. Lo studioso riconoscerà nel sottofondo le trattazioni di Jacques Vandier, di Yvonne Harpur, di Hartwig Altenmüller e dei più recenti Decker e Herb; l’appassionato di Egitto troverà, nei cinque capitoli suddivisi per aree tematiche, molte interpretazioni, non certo definitive, di ogni scena nilotica.

Non ho voluto escludere nessuna delle ipotesi più recenti, ne ho aggiunte di mie personali, perché ognuna contribuisce a svelare parziali verità che avvicinano a una soluzione. Ho soprattutto cercato di inquadrare la vita lungo il Nilo rappresentata nelle mastabe di Saqqara nel suo contesto religioso e culturale, cercando di sottrarle quell’immagine stereotipata e un po’ romantica che ancora molti amatori e alcuni studiosi le attribuiscono. In questa ricerca di perché così lontani da noi, ho fatto ampio ricorso all’opera coeva di riferimento, i Testi delle Piramidi, e ai pochi frammenti conservati di scene dei templi delle piramidi: un testo difficile e immagini troppo rare, che tuttavia sono la chiave più importante per comprendere un mondo solo in apparenza familiare e facile, con le sue vivaci scene che solo a prima vista appaiono di genere.    

Nella ricerca scientifica legata all’archeologia non è mai data una soluzione definitiva e liberatoria: tuttavia non ho rinunciato a dare una visione d’insieme, una mia verità basata sullo stato attuale delle conoscenze.

Mi auguro di aver offerto al lettore, insieme all’analisi puntuale di una ventina di scene tra le più note dell’Antico Regno, spunti per la comprensione della vita ai bordi del Nilo, che veniva considerata dagli antichi egiziani, e che forse era – dobbiamo ammetterlo – eccezionale sotto molti aspetti. Le pitture di Saqqara ci dipingono un affresco ottimista, almeno in apparenza, dei secoli XXV-XXIII a.C.: tutti gli uomini e donne del tempo, di qualsiasi livello sociale, partecipano di un’abbondanza senza limiti fatta di grossi pesci, variopinti uccelli, bestiame di ogni genere; il tutto assicurato da Hathor, signora delle paludi, dea dell’amore e della musica, ma soprattutto dea dell’entusiasmo, ovvero della manifestazione del divino negli uomini.

Saqqara è una necropoli troppo spesso trascurata dal visitatore medio, non per sua colpa, certo. La visita di una decina di monumenti, che si protrae sempre uguale da oltre un secolo, non ne incoraggia una visione d’insieme, che darebbe le vertigini a chiunque: oltre 650 monumenti principali censiti e molte centinaia ancora da scoprire; 3500 anni di storia e vite racchiusi e raccontati in migliaia di volti antichi e scene magiche protetti dalla sabbia da molti millenni, che la ricerca archeologica di due secoli ha documentato con passione, ma che talvolta ha frettolosamente svelato, raramente salvaguardato, persino rapinato e rovinato irrimediabilmente. Senza contare i furti che da sempre hanno sottratto all’umanità un tesoro irripetibile.

In quest’ottica, e non solo per la sua arte, è impossibile non amare Saqqara. Questo libro vuole essere il mio piccolo omaggio a questo sito e ai suoi estimatori.

Tra questi ultimi vi è certamente Giovanni Cavallotti, che, finanziando questo progetto per conto della Pirelli, ha permesso la pubblicazione di questo libro. Ma ha fatto molto di più, partecipando alla campagna fotografica e mettendomi in crisi con puntuali osservazioni su ogni scena. Ringrazio la dottoressa Adelia Rispoli per il suo sostegno e per aver atteso con pazienza la realizzazione dell’opera. Un grazie particolare a Zahi Hawass, direttore del Supreme Council of Antiquities, per i permessi generosamente concessi e per la sua presentazione, che mi onora.

Tra i miei amici dell’Istituto Italiano di Cultura, ringrazio la dott.ssa Annalisa Malaguti per i suoi preziosi consigli e il dott. Angelo Gioè, che ha seguito la realizzazione del libro dalle sue prime fasi. Infine, ma non ultimi, ringrazio gli amici dell’Ispettorato di Saqqara, ora colleghi del progetto Saqqara-Fayum, il direttore Mr. Kamal Wahid e il vicedirettore Mr. Osama Shimi, per la loro diponibilità e leale collaborazione.

         Il Cairo, 21 dicembre 2005    

         Roberto Buongarzone